Visualizzazione post con etichetta oreo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta oreo. Mostra tutti i post

mercoledì 9 ottobre 2013

BENVENUTI NELLA MIA CUCINA



Ci sono persone che nascono con attitudini specifiche e mondi destinati a non incontrarsi. Mai. Nemmeno per sbaglio.
Il mio e quello della cucina, per esempio. Ma nei miracoli bisogna imparare a crederci.

Decido di fare un cheesecake, noncurante del fatto che il passaggio da "utilizzo un preparato" a "mi affido alle mie doti culinarie" non è decisamente trascurabile. Compro gli ingredienti, ci sono tutti. Almeno quelli. Aspetto che arrivi a casa un'amica, che non sia mai che io mi avvicini ai fornelli da sola. Apri i biscotti, frantuma i biscotti. E inizi a percepire muscoli delle braccia di cui non conoscevi nemmeno l'esistenza. Aggiungi due cucchiai di burro (esiste il burro liquido? Nel dubbio l'ho sciolto sul fornello), metti il composto in frigo. Ti giri, guardi con fare sospetto gli ingredienti rimasti sul tavolo. "Ora tocca a loro", sospiro che cela paura e disperazione. Inizi a mischiare uova, zucchero, yogurt, vaniglia, Philadelphia, ancora biscotti, il tutto in maniera casuale. Le braccia non reggono più, niente riesce ad amalgamarsi. Urge l'entrata in scena dello sbattitore elettrico. Con l'augurio di non sporcare i vestiti, che il danno è sempre dietro l'angolo. Come non detto, ma poco importa. Finalmente quell'intrecciarsi di colori, aromi e sapori inizia ad avere un senso. Almeno in apparenza. Riprendi il composto lasciato precedentemente in frigo, aggiungi ciò che hai appena ottenuto. Accendi il forno, inforni. E inizi a pregare. Come probabilmente non hai mai fatto in vita tua. "Non può lievitare più di tanto e di conseguenza fuoriuscire dalla tortiera, non c'è nemmeno il lievito!". E mentre queste parole prendono forma ecco che rimbomba nella mente con tono apocalittico la legge di Murphy: "Se qualcosa può andar male, lo farà.". Appunto. Inspiegabilmente la torta inizia la sua ascesa gloriosa e tu non puoi far altro che sperare che quell'ora di cottura finisca il prima possibile, preferibilmente in maniera dignitosa. Spiaccichi la faccia contro il forno, sgrani gli occhi, conti i minuti e pure i secondi, ti contorci, maledici il dolce, piangi, risata isterica, giri la testa, non vuoi guardare, il cuore batte forte, iniziano le palpitazioni, il cervello non riesce a non pensare, l'angoscia prende il sopravvento. Della serie che nemmeno gli uomini fanno questo effetto. E dopo tanta attesa, ecco che il suono del forno scandisce il momento della verità. L'odore è andato ad avvolgere ogni angolo della casa, il colore è invitante, la consistenza rasenta la perfezione. Gioia e commozione cantano all'unisono, la Felicità prende vita.
"E ORA COME LO GIRO?"

Mangiare farà anche ingrassare, ma cucinare fa decisamente dimagrire. 
Io di concedermi una fetta di torta senza la paura del "cinque secondi in bocca, cinque anni sui fianchi" me lo meriterei già solo per l'impegno.

venerdì 3 maggio 2013

SE FOSSE. UN VENERDI'.











Se fosse un colore sarebbe il giallo, che non so se l'ho rivalutato grazie alla nuova collezione di Zara o se semplicemente sono riuscita a far tesoro dei suoi poteri curativi.
Se fosse una canzone sarebbe "wannabe". Perché rappresenta la mia infanzia, forse quella di tutte. Perché le spice girls rimangono ineguagliabili, anche se gli anni sono passati e a riguardare le foto il loro modo di vestire sembra improponibile. Perché quel ritornello lo canticchio ancora e non c'è niente che mi faccia sentire più spensierata. 
Se fosse un abito sarebbe lungo, ideato per coprire e scoprire, che la linea che divide la sensualità dalla volgarità è spesso impercettibile. E firmato Valentino. Perché non c'è niente che una Donna non possa conquistare con il giusto punto di rosso.
Se fosse un paio di scarpe sarebbe le Converse. Quelle che erano bianche ma adesso portano i segni di giornate memorabili, vissute dalla punta fino all'ultimo pezzo di stringa. E che parlano un po' di noi, come una tela che abbiamo riempito passo dopo passo.
Se fosse un piatto sarebbe un enorme coppa di gelato. Anzi, a me piace mangiarlo direttamente dal barattolo, rigorosamente con il cucchiaio grande. Triplo cioccolato e giusta dose di panna. Oppure gusto Oreo, perché rimanere sul leggero è uno stile di vita.
Se fosse un oggetto sarebbe un paio di Ray-ban clubmaster, che non appena vedo il sole io non esco mai senza. E un panama. E una collana sbrilluccicosa. 
Se fosse un fiore sarebbe un mazzo di peonie. Rosa. Tanto sottovalutate quanto perfette. 
Se fosse una città sarebbe Parigi, dove spesso sono stata e altre mille volte ancora tornerei. Fosse solo per respirare quell'aria così elegante e sofisticata, accoccolata sulla sedia di un bar che si affaccia su una delle tante romantiche vie. Guardando le persone che passano, sorseggiando un cappuccino, mangiando un macaron. E innamorandomi: di un'atmosfera, di un frammento di realtà, della vita.
Se fosse un pensiero sarebbe sicuramente il progetto della vacanza estiva, che potessi sarei già lì. E il mio cuore si divide tra il bianco candore della Grecia e la movida spagnola. La testa, per stargli dietro, fa quel che può. 


Se fosse un giorno sarebbe oggi, semplicemente oggi. Perché non c'è nessun momento che non valga la pena di essere vissuto. Soprattutto se è Venerdì. Soprattutto se hai solo vent'anni. 
E tutto va bene. Anzi, benissimo.