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martedì 29 ottobre 2013

"LUI NON E' STRONZO, SEMPLICEMENTE NON GLI PIACI"



Non esistono uomini feriti, confusi, indecisi, immaturi. Non esistono uomini disillusi, fortemente temprati da esperienze passate, incapaci di amare e di farsi amare. Non esistono uomini desiderosi di spazi e di tempo e di riflessioni e di pause e di esperienze nuove. Non esistono iPhone che al momento meno opportuno non ricevono il segnale, messaggi difficili da inviare, parole non dette per vergogna o orgoglio, regole che frenano lo scorrere dei sentimenti, appuntamenti non chiesti, silenzi assordanti, bugie buone, crisi di mezz'età all'alba dei vent'anni, problemi di comunicazione.
Gli uomini semplicemente si dividono in due grandi categorie: quelli a cui piaci e quelli a cui non piaci.


Per chi ancora consuma tacco 12 e speranze correndo con ostinazione dietro ad un treno deciso a non fermarsi.
Per chi guarda incessantemente il cellulare con la stessa trepidante attesa di un bambino il giorno di Natale, alla ricerca di parole che riescono a trovare motivo d'esistere solo nell'immaginazione.
Per chi preferisce rifugiarsi nei sogni e nei ricordi e nei pensieri piuttosto che prendere uno schiaffo dalla realtà. Nuda e cruda. E imparare a rialzarsi.
Per chi tra un sospiro e un "questa è l'ultima volta" si è ritrovata protagonista di un gioco costruito su  abitudini malsane e tentativi vani. 
Per chi di notte mette a nudo i segreti più profondi, lasciandoli poi scivolare via con l'arrivo dell'alba di un nuovo giorno.
Per chi ha fatto del sentimento una velata condanna.
Per chi ha deciso di perdonare, pur calpestando la propria dignità.
Per chi ha paura di perdere qualcuno o qualcosa che in realtà non ha mai avuto.
Per chi non riesce a dire punto. E a capo.


Esistono uomini che scrivono. Chiamano. Regalano fiori. Baciano. Addirittura parlano. E tu, Donna, che nella vita non hai deciso di dedicarti al recupero di casi umani, fermati. Respira. Ricomincia. Da te. Impara a pretendere di più e di meglio, libera da insicurezze e slanci di autocommiserazione. Fai tua l'Arte dell'ottenere ciò che vuoi e non ciò che pensi di meritare, perché le percezioni ingannano ma i desideri, soprattutto quelli più inconfessabili, no. Mai. Esci allo scoperto, che le paure esistono solo per essere sconfitte. Allontana le mani dalla tastiera, qualsiasi tastiera in grado di inviare domande ma incapace di dare risposte, e vivi con leggerezza. Plana sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore. Lui non è uno stronzo, semplicemente non è innamorato. E sempre tu, Donna, senza di lui non sei Donna a metà. 
Perché l'amore è questo: la cornice impercettibile della vita di chi ha imparato a bastarsi da sola. Senza "se" e senza "ma".

I veri Uomini ci provano. Le vere Donne resistono.
E quando necessario, sì, si lasciano travolgere. 




giovedì 26 settembre 2013

"E INTANTO COMINCIAVO A VOLARE"




Guardami, con gli occhi di chi sa quel che vuole. Riempi la mia vita, i miei respiri, i miei silenzi, come il più dolce dei peccati, il più intrigante dei pensieri. Portami lontano, lì dove neanche i sogni arrivano. Voglio ballare a piedi nudi sulla sabbia, toccare le stelle nel loro punto più vivo, ubriacarmi del mare e di profumi destinati ad entrare nella cerchia dei ricordi più profondi. Fammi perdere la rotta e il controllo, la testa e il cuore. Mostrami strade che non avrei mai scoperto, conduci il gioco, con eleganza. E tieni la mia mano, ascolta quelle emozioni che io stessa vorrei negare. Baciami, quando tutto è ancora da scrivere. Cercami, in ogni battito di ciglia. Scoprimi, fai tua la me più vera. Avvolgimi, come il più confortante dei maglioni. Stropiccia le mie speranze e le mie aspettative, sgualcisci la mia frivola compostezza come faresti con una camicia ormai consunta, perché non c'è donna che non possa essere conquistata. Sii la risata più vera e sentita. La ciliegina sulla torta di non-compleanno. Il messaggio che arriva di notte, dopo giorni di trepidante attesa. Lo sciroppo d'acero sopra i pancakes. La lettera d'amore scritta a mano e custodita gelosamente in un cassetto. Diventa la mia condanna e la mia fortuna, trasformarti in cacciatore e imperatore. Vestimi: delle tue parole, dei tuoi gesti, delle tue mani. Lasciami indossare i tuoi sguardi, come fossero un vestito bianco, lungo, di seta. Fai delle mie fragilità un'arma di seduzione, prendi le mie debolezze e stracciale in mille pezzi. Arriva, irrompi, travolgimi, voglio un uragano di emozioni e di scoperte. Fammi sedere sulle tue ginocchia, porta delle cuffiette, fammi ascoltare una canzone. E poco importa se Mathieu c'è arrivato prima di te e io non sono Sophie Marceau e "il tempo delle mele" lo conosciamo tutti a memoria. Lasciami non pensare. Corriamo, sotto la pioggia e con le gambe ancora capaci di farci sentire vivi. Mangiamo un quarto di pizza appena sfornato, quando la città ormai dorme e la luna rimane a farci compagnia. Stupiscimi, che tu sia un capitolo o un intero libro di cui non conosco ancora la trama. Regalami fiori e pensieri che mi cullino prima che Morfeo mi rapisca. Sii Uomo, dal fascino palpabile e dall'animo sfuggente. Ironico, nell'approccio alla quotidianità, vero, nella non banalità. Insegnami a vivere con leggerezza, come schiuma che si posa sul mio corpo, bolle di sapone pronte per essere scoppiate.

"Questa volta devo andarci con i piedi di piombo" pensavo.
E intanto cominciavo a volare.




mercoledì 18 settembre 2013

STUPISCIMI.


Quel "mi piace" che può voler dir tutto e niente. L'angoscia che si cela dietro un "ultima visita alle.." di un whatsapp poco clemente. Il visualizzato che non si sa se offra paranoie gratuite a chi scrive e non riceve risposta o a chi legge e di rispondere non ne ha proprio voglia. Le banalità del piacione di turno, perché al peggio non c'è mai fine e le frasi da Baci Perugina sembrano ancora trovare un loro posto nel mondo. Ostentare, ostentare sempre, fino a rendere la vita virtuale più entusiasmante di ciò che la realtà offre. Un errore grammaticale che mette a repentaglio un'intera conoscenza. Così come l'uso delle "k". E la scelta poco azzeccata delle emoticons. L'approccio sbagliato, al momento sbagliato, dalla persona sbagliata. Le dita che si muovono freneticamente sulla tastiera dell'iPhone e la folle paura di confondere le chat. Perché la verità è che a volte non si ha nemmeno il tempo di respirare e l'errore irreparabile è dietro l'angolo. La conversazione serale con le amiche che diventa un pretesto per stalkerare in maniera selvaggia il malcapitato di turno. Il tutto supportato da tecniche avanzate e dall'infallibile sesto senso femminile. Relazioni che hanno vita breve, giusto il tempo di una foto su instagram e di qualche dedica dai toni melensi su facebook. Sistema nervoso messo a dura prova da mosse azzardate. Profili con notizie così dettagliate che ormai non regalano nemmeno più il gusto della curiosità. 

L'Amore ai tempi dei social networks. Della serie che dovrebbero inventare un manuale per permetterci di capire. E capirci. 
Perché io in fondo, mi sento privata di qualcosa.

L'emozione dell'attesa, con il cuore che batte a mille e lo stomaco che si rigira come il più abile dei contorsionisti. Il piacere di perdersi dentro uno sguardo, perché nessuna foto renderà mai giustizia alla bellezza degli occhi. Un abbraccio che lascia assaporare il gusto dell'eternità. E si trasforma nel frammento di un sogno. Il profumo, ancor meglio l'odore, della tua, della sua pelle. La voce, che sa sempre quando entrare in scena e quando invece è il momento di lasciar spazio al silenzio. Una mano che passa dolcemente tra i capelli, un sorriso accennato. Mangiare ad un orario improbabile una ciambella appena sfornata. "Affacciati alla finestra, sono qui". La sua felpa sulle tue spalle, come il migliore dei rifugi. Una canzone, cantata a squarciagola. O ballata sotto la pioggia, tra un accenno di malinconia e una cascata di speranze. Una risata scomposta, un bacio rubato. Passione, che sia per oggi o per sempre. Fiori. Una rosa rossa, perché l'unicità non è mai banale. Un mazzo di peonie, perché la frivolezza conquisterà il mondo. 

Così virtualmente vicini, così realmente lontani.
Riappropriamoci del lusso di essere corteggiate. Desiderate. Amate. 
Che sia per una notte o forse mai più. Stupiscimi. 


martedì 5 febbraio 2013

LA VERITA' E' CHE NON GLI PIACI ABBASTANZA

Che noi donne viviamo nel nostro mondo fatto di complessi, pensieri contorti e evidenze ignorate, è ormai una questione largamente appurata. Il dramma avviene quando tutto ciò entra in collisione con gli uomini. 





Quello che “tu sei troppo per me”.
Quello che stasera non si esce perché piove, c'è nebbia, vento, fa freddo. Ci manca solo un bel "non ci sono più le mezze stagioni" e completiamo la fiera delle banalità.
Quello che tenta di sedurti con frasi a suo dire ad effetto, ignorando che la tecnica dei baci Perugina andava di moda alle medie.
Quello che un sms devi meritarlo.
Quello che parla di quanto è affascinante, bravo, intelligente, carismatico, intraprendente, un vero leader. Dai ragazze, facciamo un bello sbadiglio di gruppo.
Quello che a seconda dei risultati calcistici della propria squadra subisce sbalzi d'umore degni della fase premestruale.
Quello che la colpa è sempre tua. Anche quando tu non c'entri niente. 
Quello che vuole la donna matura e poi lo ritrovi sempre con le bambine.
Quello che sostiene di apprezzare l'intelligenza, ma se non hai scollatura e tacco 12 non ti degna di uno sguardo.
Quello che "mi piaci? sì, no, forse".
Quello che si fa desiderare. Della serie: vogliamo invertire i ruoli?
Quello che di cerette e trucchi ne sa più di te.
Quello che di punto in bianco decide di non farsi più sentire. E tu aspetti, aspetti, aspetti. Sì, aspetti un treno all'aeroporto.
Quello che ti definisce unica. E tu ti domandi se sia un soprannome affettuoso visto che lo dice contemporaneamente ad altre dieci ragazze.
Quello che dopo il primo appuntamento ti presenta genitori, zii, nonni e bisnonni. Puntualmente questo soggetto sparisce dopo qualche settimana.
Quello che "io sono diverso". E ti rendi tragicamente conto che è peggio degli altri.
Quello che fisicamente ci siamo, di testa no.
E quello che di testa ci siamo, ma fisicamente no.





La verità è che non gli piaci abbastanza. E tranquilla, il problema non sei tu. Il problema è proprio lui.

NB: se il soggetto in questione rientrasse in una delle categorie sopra citate, ma assomigliasse ad uno dei ragazzi nelle foto, io fossi in voi un pensierino ce lo farei lo stesso.

lunedì 24 dicembre 2012

LA FELICITA' E' UN VIAGGIO







Libertà. Unione. Famiglia. Pranzi e cene e brindisi e speranze. Lotte tra pandoro e panettone. Regali che dai, regali che ricevi. La curiosità che incalza. Messaggi di circostanza che si confondono con le vivide parole di chi ti vuole bene. Sorrisi e spensieratezza. Una carezza, un abbraccio, sguardi complici. Un tocco di rosso. E uno di oro. L'amore, che inaspettatamente si nasconde in ogni minimo particolare. Ricordi di una bambina che in Babbo Natale ci credeva e prima di addormentarsi lasciava sul tavolo un bicchiere di latte e due biscotti. Quella stessa bambina che oggi si perde in un conto alla rovescia che rincorre la mezzanotte più magica dell'anno. L'albero, imponente, domina tutta la sala. Luci e atmosfera. Candele profumate aromatizzano l'ambiente. Maglione di lana in cui perdersi. Vestito di paillettes da sfoggiare. Il camino acceso, la cioccolata calda che viene lentamente assaporata. Racconti, novità. Sorprese, visite, voglia di stare insieme. Biscotti appena sfornati. Una passeggiata accompagnata dall'aria pungente che arriva fin dove può. Stelle che brillano nel cielo e stelle che con i loro petali rossi trovano rifugio nelle case. Voci di bambini che si amalgamano con risate di adulti. Foto, la gioia immortalata in uno scatto. Un mondo racchiuso in un "click". Fiori e palline e brillantini. Addobbi alla ricerca continua di un posto in cui lasciarsi ammirare. Passate di mascara che vogliono mettere in ombra il rossetto dai toni accesi. Le canzoni, sempre le stesse. Uniche nella loro piacevole ripetitività. I film, quei film che non ti stanchi mai di riguardare. Fiocchi che se non cadono dal cielo, si posano sulla morbidezza di un muffin. Il bisogno di avere vicino chi è lontano, il cuore che trasforma quella distanza in una strada di dolci pensieri. Il vischio. E quel bacio che tanto sogniamo ci venga dato sotto di lui.








Lo spirito della festa. Felicità.
Perché la Felicità non è una meta, è un viaggio.

Buon Natale a chi di quel percorso riesce a godersi ogni istante.

sabato 8 dicembre 2012

TANTI AUGURI A ME


Mi auguro di avere sempre questo sorriso.  Quello che spontaneamente esplode sul mio viso quando mi accorgo che le piccole cose mi rendono felice, quello che prima di mostrarsi al mondo passa dal cuore.
Mi auguro di avere l’idea della vita, finalmente scrivere un libro. E tenerlo pronto e rilegato tra le mie mani, sfogliando e assaporando ogni pagina come se fosse un pezzo di me e del mio mondo.
Mi auguro di vivere sempre di emozioni. Lo stomaco che si contorce,  un nodo alla gola, un colpo al cuore, la testa tra le nuvole. Perché niente mi sazia più dei segnali dell’anima.
Mi auguro di diventare cittadina del mondo. Viaggiare e imprimere nella mente nuovi scorci e ammirare panorami e camminare per le strade buie di una città che voglio fare mia e sedermi al tavolino di un bar osservando la vita di sconosciuti che scorre davanti ai miei occhi e cercare il mare d’inverno e imparare  la bellezza di quella diversità che ti arricchisce.
Mi auguro di non perdere mai il mio spirito di iniziativa.  Una sorpresa per chi se la merita ma non se l’aspetta, nuove idee, progetti stanchi di rimanere castelli costruiti nel regno della mia mente, cimentarmi in attività che mai ho sperimentato.
Mi auguro di avere voce, voce quando serve. Perché non siamo nati per stare seduti, abbiamo il dovere di alzarci, lasciare che la libertà prenda forma attraverso ogni nostro gesto.
Mi auguro di avere coraggio. Quanto basta per sfoggiare una pochette di prima mattina, godermi la notte nella mia immensa gonna di tulle e in un paio di tacchi pronti a ricordami che posso arrivare dove voglio. E poi girare d’autunno senza calze  e d’inverno abbandonarmi in un caldo maglione da uomo.
Mi auguro di trasformare le foto nella mia personalissima macchina del tempo. Guardarle, sorridere, riviverle.
Mi auguro di ricordarmi di mettere me stessa al primo posto, perché volersi bene è la pozione della serenità e la mia dignità non la lascerei calpestare nemmeno da un paio di Louboutin.
Mi auguro di lasciarmi scompigliare i capelli da un vento caldo, ballare sotto la pioggia fingendo di essere la protagonista di un musical, baciare il sole come lui bacia a me.
Mi auguro di non abbandonare mai la bambina che c’è in me, quella stessa bambina che 16 anni fa si guardava riflessa nello specchio vestita del suo tutù rosa e della sua voglia di diventare grande, quella stessa bambina che oggi si siede davanti ad un computer e trasforma i suoi ricordi in parole.
Mi auguro di avere tempo. Per leggere un libro mentre fuori piove e io mi rifugio sotto le coperte, ascoltare Michael Bublè e sognare un ballo insieme a lui, chiudere gli occhi e diventare spettatrice del mio passato, comprare un mini appartamento a Parigi, concedermi un caffè con l’amica di sempre, immergermi nella vasca con delle candele profumate che mi coccolano, coltivare le mie passioni, mangiare schifezze sdraiata sul divano mentre guardo una delle tante commedie americane.
Mi auguro di trovare sempre la Felicità. In un abbraccio, in due occhi che mi guardano e brillano, in un messaggio, in una frase, in un ricordo improvviso, in una sorpresa.






Guardo la torta, mi racchiudo in un secondo di silenzio.
Un soffio.
“Che questi vent’anni mi portino ciò che voglio” mi dico. E i miei pensieri volano via insieme alle fiamme delle candeline.



sabato 1 dicembre 2012

DECEMBER, BE KIND



Dopo tanto tempo eccola, l’aria pungente, carica della sua maestosità così inspiegabilmente leggera. La prima neve della stagione, forse, attesa con ansia, un po’ come quando da bambina rimanevo sulla porta dell’asilo a scrutare l’orrizzonte nella speranza che da un momento all’altro venisse il mio nonno a portarmi via. L’albero che se ne sta lì nell’angolo più silenzioso della casa, dove sono giochi di luce e di colori a far da padroni. Il pandoro che si confonde con il panettone e battaglie che hanno inizio per decretare il vincitore. Le canzoni di Natale intonate da Michael Bublè, quelle che senti al supermercato mentre ti dividi tra il carrello e la scelta degli ingredienti per il cenone della vigilia, e subito vorresti improvvisare un passo di swing. Gli Ugg che fremono per esser tirati fuori dall'armadio e i cappelli di lana pronti ad incorniciare visi provati dal freddo. La città si cambia finalmente d'abito e si veste di luci eteree e multiformi. Una cioccolata calda assaporata nel tepore del divano, con la coperta di pile che coccola le gambe e la finestra che offre uno spettacolo suggestivo. 








Perdersi tra idee e regali, tripudi di fiocchi e pacchetti speranzosi di regalare un sorriso a chi li riceverà. La sensazione unica di sporcarsi le mani con la farina; mescolare, impastare, inventare. E sfornare i biscotti che portano il sapore di chi dietro i fornelli è imbranata ma riesce a condire con amorevolezza tutto ciò che fa. I film proposti in tv, sempre gli stessi: immagini impresse nella mente, battute che sai a memoria. E nonostante tutto la voglia di riguardali, per poi abbandonarti a quella risata fragorosa capace di riscaldare il cuore. Immergersi nella vasca e lasciare che le fatiche della giornata si perdano nell'eleganza velata dell'acqua bollente. Candele profumate pronte a creare un'atmosfera rilassante, bolle di sapone che evocano ricordi d'infanzia. Camminare per le strade di una città che ancora dorme, con il freddo che colpisce dove può e un caffè lungo in mano, assaporato in ogni suo minimo aroma. Chiudere gli occhi e sentirsi per le vie di New York. Le ultime cene dell'anno con gli amici, quelle in cui ti improvvisi novella cuoca e metti in moto tutta la creatività per addobbare magistralmente una tavola pronta a stupire. Affogare nella Nutella e nella cioccolata e nella panna, perchè tanto la prova costume è lontana. Girare per negozi e lanciare sguardi languidi alle vetrine, nella vana speranza che gli oggetti del desiderio si materializzino a casa. E approfittare delle festività per sfoggiare brillantini e paillettes, che se non fosse per i commenti delle più sobrie li indosseresti tutto l'anno.








Dicembre, bentornato. Mi renderai felice.