"C'era una volta", è così che iniziano tutte le storie.
Ed è così che ha inizio anche questa.
C'era una volta una principessa, senza castello e senza corona. Leggera, nel suo approccio alla vita, irriverente, per natura. Ironica ed erotica. Eroica, a modo suo. E c'era anche un principe, che non sapeva di esserlo. Schivo e sognatore, sicuro al punto di sembrare sfacciato. C'era una volta la notte, dove il mare riposava delicato mescolandosi con la sabbia, e la luna, maestosa, faceva l'amore con il cielo. E quel manto di piccole luci vegliava dolcemente sulla terra senza alcuna pretesa, se non quella di offrire un pizzico di incanto a chiunque si fosse ricordato di stare con il naso all'insù. C'era una volta la musica, calda e avvolgente. Passionale, nel suo essere più profondo. Sensuale, quanto basta per far sciogliere sensi e paure. Così vivida da guidare l'istinto verso la ricerca della più naturale e limpida forma di piacere. C'era una volta il brivido dell'ignoto. Quello che parte prima di tutto dalla testa e poi scende lungo la schiena, lentamente. La voglia di scoprire e di scoprirsi, come se fosse - e forse lo è - la vera essenza della Felicità. Il profumo sfiorava la pelle, la mano i capelli, lo sguardo il cuore. L'indicibile era lì, ad un passo dal suo confine. Le parole, travolgenti, invitavano i pensieri a prendere forma, in una danza di colori e suoni e emozioni. Si plasmavano, inconsapevolmente. Le labbra si sfioravano, invece. O perlomeno, il loro incontro sembrava l'impalpabile filo conduttore di un'alchimia priva di logiche. Sapevano di tequila. Di salsedine. Di sale e limone. Morbide. Delicate. Abbandonate al loro gioco di sensazioni. C'era una volta una valigia, colma di cose belle. Tra vestiti e tante scarpe potevi trovare anche sogni e speranze, dediche e sentimenti, incertezze e consapevolezze. E una paura, unica nel suo genere: l'inconfessabile terrore di dover chiudere quella stessa valigia per far ritorno ad una realtà che sembrava ormai lontana. C'era una volta la magia, pura, vestita della sua semplicità. Una magia vera, di quelle che non hanno bisogno di bacchette o formule. Perché basta chiudere gli occhi. E lasciarsi andare. C'era una volta la voglia di non pensare. L'inspiegabile bisogno di non quantificare, centellinare, misurare, fare schemi, inquadrare. Che forse volersi è proprio questo: non tracciare limiti. Che se anche esistessero sarebbero lì solo per essere superati. Perché la vita è ora, sempre. Così come il coraggio.
C'era una volta l'Amore.
C'era e c'è ancora.
A chi si lascerà sorprendere. E a chi l'ha già fatto.
Con la consapevolezza che le vere svolte arrivano quando meno te lo aspetti (e smetti di supplicare l'universo).