mercoledì 30 ottobre 2013

IL MIO HALLOWEEN.


Un vestito di pizzo, che copra quel che vuole e dica quel deve. Unghie nere per osare, labbra rosse per baciare. Capelli lunghi e sciolti e lasciati al caso, quanto basta per aprire le danze della seduzione. Erotici, nel loro impercettibile gioco di movimenti, sensuali, nella loro essenza più profonda. Una, dieci, cento passate di mascara per lo sguardo di chi ha imparato che con gli occhi si gioca, si ama. E si parla, sempre. Un mantello in cui nascondere le fragili insicurezze di un animo sfuggente, una maschera che accompagni con misteriosa eleganza lineamenti sapientemente disegnati su un volto tutto da scoprire. Tacchi con cui correre, ballare e sentirsi viva, ancora una volta. Tacchi con cui conquistare una Città che tra vicoli e stradine e aria pungente e luci, si carica di una magia che riscalda il cuore e inebria la mente. Malinconica sì, ma sofisticamente ammaliante, suggestiva nelle sue vesti insolite. E tu ne sei padrona, anche solo per una sera. Una clutch per esprimere la frivolezza di Donna, caramelle con cui riempirla per non tradire quello spirito di bambina alla continua ricerca di spazi in cui prendere forma. Tre gocce di profumo: due sul collo, una sui polsi. Che una scia di aromi soavemente composta accompagni  ogni passo. Verso l'ignoto. Canzoni che scorrono sotto la pelle e vanno a toccare corde lasciate in un limbo di emozioni soffocate per troppo tempo. Una cena con le amiche. Tavola imbandita a dovere, candele sparse  in un gioco di atmosfere e colori, crostini da sfornare, zuppe da improvvisare, voglia di condividere e sperimentare. Risate con cui esorcizzare ogni pensiero, mani in cui cercare conforto, abbracci da regalare come se non ci fosse niente di più prezioso. Un calice di vino, dove intingere le labbra e assaporare lentamente il preludio di tutto ciò che di bello il futuro riserverà. Sentirsi sorelle, guerriere, streghe. Senza cappello e senza poteri. Unite, in un legame viscerale e profondo. Emozionali e emozionanti, in ogni centimetro di pelle. Lontane da compromessi, lontane da inibizioni. Vivere di sensazioni, aggrapparsi alla tenace convinzione che l'istinto sia in grado di sciogliere questioni difficili da comprendere ma semplici da percepire. E osare, sfrontatamente osare. Per una notte e forse mai più.

Dolcetto o scherzetto?
I mostri, di qualunque tipo e di qualunque natura, non si celebrano, si sconfiggono.
Quindi che sia Halloween. Ma a modo mio.


martedì 29 ottobre 2013

"LUI NON E' STRONZO, SEMPLICEMENTE NON GLI PIACI"



Non esistono uomini feriti, confusi, indecisi, immaturi. Non esistono uomini disillusi, fortemente temprati da esperienze passate, incapaci di amare e di farsi amare. Non esistono uomini desiderosi di spazi e di tempo e di riflessioni e di pause e di esperienze nuove. Non esistono iPhone che al momento meno opportuno non ricevono il segnale, messaggi difficili da inviare, parole non dette per vergogna o orgoglio, regole che frenano lo scorrere dei sentimenti, appuntamenti non chiesti, silenzi assordanti, bugie buone, crisi di mezz'età all'alba dei vent'anni, problemi di comunicazione.
Gli uomini semplicemente si dividono in due grandi categorie: quelli a cui piaci e quelli a cui non piaci.


Per chi ancora consuma tacco 12 e speranze correndo con ostinazione dietro ad un treno deciso a non fermarsi.
Per chi guarda incessantemente il cellulare con la stessa trepidante attesa di un bambino il giorno di Natale, alla ricerca di parole che riescono a trovare motivo d'esistere solo nell'immaginazione.
Per chi preferisce rifugiarsi nei sogni e nei ricordi e nei pensieri piuttosto che prendere uno schiaffo dalla realtà. Nuda e cruda. E imparare a rialzarsi.
Per chi tra un sospiro e un "questa è l'ultima volta" si è ritrovata protagonista di un gioco costruito su  abitudini malsane e tentativi vani. 
Per chi di notte mette a nudo i segreti più profondi, lasciandoli poi scivolare via con l'arrivo dell'alba di un nuovo giorno.
Per chi ha fatto del sentimento una velata condanna.
Per chi ha deciso di perdonare, pur calpestando la propria dignità.
Per chi ha paura di perdere qualcuno o qualcosa che in realtà non ha mai avuto.
Per chi non riesce a dire punto. E a capo.


Esistono uomini che scrivono. Chiamano. Regalano fiori. Baciano. Addirittura parlano. E tu, Donna, che nella vita non hai deciso di dedicarti al recupero di casi umani, fermati. Respira. Ricomincia. Da te. Impara a pretendere di più e di meglio, libera da insicurezze e slanci di autocommiserazione. Fai tua l'Arte dell'ottenere ciò che vuoi e non ciò che pensi di meritare, perché le percezioni ingannano ma i desideri, soprattutto quelli più inconfessabili, no. Mai. Esci allo scoperto, che le paure esistono solo per essere sconfitte. Allontana le mani dalla tastiera, qualsiasi tastiera in grado di inviare domande ma incapace di dare risposte, e vivi con leggerezza. Plana sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore. Lui non è uno stronzo, semplicemente non è innamorato. E sempre tu, Donna, senza di lui non sei Donna a metà. 
Perché l'amore è questo: la cornice impercettibile della vita di chi ha imparato a bastarsi da sola. Senza "se" e senza "ma".

I veri Uomini ci provano. Le vere Donne resistono.
E quando necessario, sì, si lasciano travolgere. 




lunedì 21 ottobre 2013

"A" DI AMICA



La certezza, la confortante consapevolezza che non si è soli. Mai. La risposta su whatsapp alle tre del mattino, quando tutti dormono tranne le emozioni. Che quelle si sa, corrono sempre, veloci. Il "mi manchi" che non ha bisogno di essere pronunciato. E il "ti voglio bene" che invece sì, non vuole farsi dimenticare. L'atto di fede. Che certi legami viscerali non si spiegano, semplicemente si vivono. La canzone cantata a squarciagola in macchina, tra un soffio di libertà e un pizzico di sofisticata ironia. E chi se ne frega se sei stonata e non sai la metà delle parole e l'artista è imbarazzante. La risata scomposta, che parte dal cuore e la senti fitta e vivida nello stomaco, come un pugno che non fa male. Il consiglio sincero, che si tratti di una caduta di stile o dell'ennesimo ragazzo sbagliato. Il caffè che fa da cornice ad un pomeriggio di chiacchere. Ore che si fanno evanescenti, voglia di ritrovarsi, bisogno di non pensare. L'errore per cui vale la pena mettere da parte l'orgoglio. E imparare a chiedere scusa. Il momento che vorresti fosse racchiuso in una foto e la foto che riesce a evocare emozioni palpabili, anche a distanza di anni. La vacanza desiderata e assaporata fino all'ultima traccia di occhiaie, tra la felicità di gesti naturali e notti proibite dove anche la luna custodisce i segreti. L'armadio a cui rivolgersi in caso di emergenza, la spalla a cui affidare ogni fragilità. La candelina sulla torta di non compleanno. La trasgressione, perché le pazzie si fanno in due. E meritano sempre i loro applausi. Il profumo che riconosceresti in mezzo ad altri mille. La disarmante complicità, che non si inventa e non si costruisce. Esiste, inspiegabilmente. L'aiuto in cucina, quando hai voglia di impastare, giocare con la farina, sfornare cose buone che sanno di frivolezza e semplicità. La mano che tiene la tua mano. E se necessario anche la fronte. L'istinto e la passione, la forza e l'intuito. Perché le sensazioni no, non sbagliano mai. La pazienza. Di ascoltare, comprendere e spronare. Il biglietto del treno improvvisato, che mai nessun programma regalerà il brivido dell'inaspettato. Il pomeriggio tra film, popcorn e serenità. Emozionale e emozionante, vero nel suo sapore di quotidianità. Il bicchiere di vino condiviso, il brindisi che vorresti ripetere all'infinito. Il futuro da scrivere insieme, il cercarsi in ogni istante tinto di bellezza. Sentirsi a casa, sempre. La testa. Ma soprattutto il cuore. 

L'Amica. Che è questo e non solo.
L'Amica. Che nulla ha a che vedere con mode temporanee.
L'Amica. Che senza, forse la vita sarebbe una vita a metà.

A chi c'è stata, c'è e ci sarà. Grazie.




mercoledì 16 ottobre 2013

INNO AGLI INIZI




Il primo bacio.
La prima amicizia. Vera.
Il primo cappuccino della giornata. Di ogni giornata.
La prima nota del tuo primo concerto. E la senti dentro. E ti trafigge. E ti emoziona.
Il primo paio di tacchi.
Il primo esame.
Il primo viaggio con gli amici.
I primi occhi in cui ti perdi.
Il primo passo. Verso i sogni, quelli più sentiti.
Il primo libro. 
La prima lettera, custodita gelosamente in un cassetto. E nel cuore.
Il primo dolore. Che non è mai l'ultimo.
Il primo acquisto fatto con i tuoi soldi. Che ti fa sentire grande.
Le prime lacrime. La prima spalla su cui piangere.
La prima passeggiata tra le strade di Parigi. Ed è subito magia.
La prima porta che si chiude. Il primo portone che si apre.
La prima volta che ci si perde, per poi ritrovarsi. Perché perdersi è necessario.
La prima serata in discoteca. E le gambe che muovendosi ti fanno capire che cosa significhi sentirsi viva.
I primi esperimenti in cucina.
La prima volta in cui ti rialzi. E credi in te stessa.
La prima voglia di indipendenza, la prima ricerca di libertà.
La prima risata scomposta. Il primo abbraccio.
La prima canzone, cantata a squarciagola. E la prima, dedicata.
La prima volta in cui realizzi che anche la follia merita i suoi applausi.
Il primo successo, personale. Ma condiviso.
Il primo dolce. Fatto con le tue mani.
Il primo batticuore. La prima inevitabile delusione.
La prima pioggia. Che ti fa venire voglia di ballare.
La prima volta in cui ascolti il cuore. E abbandoni la testa.
Il primo mare. Il primo tramonto. E non vorresti essere in nessun altro posto, se non lì.



La prima volta, che non è mai l'ultima.
La prima volta e tutte quelle che non ci sono ancora state, perché ogni cosa ha un suo principio.
La prima volta, che è bella proprio perché è la prima.

Siamo tutti in balia di inizi in continuo divenire, anime vaganti alla ricerca di piccoli istanti di felicità capaci di spiegare quanto sia bello stare al mondo. Fosse anche solo per il brivido di un'emozione.





mercoledì 9 ottobre 2013

BENVENUTI NELLA MIA CUCINA



Ci sono persone che nascono con attitudini specifiche e mondi destinati a non incontrarsi. Mai. Nemmeno per sbaglio.
Il mio e quello della cucina, per esempio. Ma nei miracoli bisogna imparare a crederci.

Decido di fare un cheesecake, noncurante del fatto che il passaggio da "utilizzo un preparato" a "mi affido alle mie doti culinarie" non è decisamente trascurabile. Compro gli ingredienti, ci sono tutti. Almeno quelli. Aspetto che arrivi a casa un'amica, che non sia mai che io mi avvicini ai fornelli da sola. Apri i biscotti, frantuma i biscotti. E inizi a percepire muscoli delle braccia di cui non conoscevi nemmeno l'esistenza. Aggiungi due cucchiai di burro (esiste il burro liquido? Nel dubbio l'ho sciolto sul fornello), metti il composto in frigo. Ti giri, guardi con fare sospetto gli ingredienti rimasti sul tavolo. "Ora tocca a loro", sospiro che cela paura e disperazione. Inizi a mischiare uova, zucchero, yogurt, vaniglia, Philadelphia, ancora biscotti, il tutto in maniera casuale. Le braccia non reggono più, niente riesce ad amalgamarsi. Urge l'entrata in scena dello sbattitore elettrico. Con l'augurio di non sporcare i vestiti, che il danno è sempre dietro l'angolo. Come non detto, ma poco importa. Finalmente quell'intrecciarsi di colori, aromi e sapori inizia ad avere un senso. Almeno in apparenza. Riprendi il composto lasciato precedentemente in frigo, aggiungi ciò che hai appena ottenuto. Accendi il forno, inforni. E inizi a pregare. Come probabilmente non hai mai fatto in vita tua. "Non può lievitare più di tanto e di conseguenza fuoriuscire dalla tortiera, non c'è nemmeno il lievito!". E mentre queste parole prendono forma ecco che rimbomba nella mente con tono apocalittico la legge di Murphy: "Se qualcosa può andar male, lo farà.". Appunto. Inspiegabilmente la torta inizia la sua ascesa gloriosa e tu non puoi far altro che sperare che quell'ora di cottura finisca il prima possibile, preferibilmente in maniera dignitosa. Spiaccichi la faccia contro il forno, sgrani gli occhi, conti i minuti e pure i secondi, ti contorci, maledici il dolce, piangi, risata isterica, giri la testa, non vuoi guardare, il cuore batte forte, iniziano le palpitazioni, il cervello non riesce a non pensare, l'angoscia prende il sopravvento. Della serie che nemmeno gli uomini fanno questo effetto. E dopo tanta attesa, ecco che il suono del forno scandisce il momento della verità. L'odore è andato ad avvolgere ogni angolo della casa, il colore è invitante, la consistenza rasenta la perfezione. Gioia e commozione cantano all'unisono, la Felicità prende vita.
"E ORA COME LO GIRO?"

Mangiare farà anche ingrassare, ma cucinare fa decisamente dimagrire. 
Io di concedermi una fetta di torta senza la paura del "cinque secondi in bocca, cinque anni sui fianchi" me lo meriterei già solo per l'impegno.

lunedì 7 ottobre 2013

AUTUMN INSPIRATION









Affondare la testa nel cuscino e lottare con coperta e lenzuola, tra la voglia di non pensare e il desiderio inconfessabile di voler rivoluzionare tutta la propria vita. Un tè bollente, sorseggiato sul divano mentre fuori piove e il silenzio diventa assordante. Una delle tante commedie americane, che guardata in compagnia regala tutta un'altra atmosfera. Un maglione nel quale perdersi e abbandonare ogni timore, un cappello nero a tesa larga per nascondere lo sguardo pudico di chi con gli occhi gioca e ama. Torte, tante torte quante idee e voglia di sperimentare. Le mani che si fondono con la farina, il tatto che incontra l'olfatto, la casa che si riempie di aromi, odori e sapori in grado di tramutarsi in ricordi da tenere stretti. Un paio di Hunter, perché le pozzanghere non sono fatte per essere schivate. Preparare pancakes, capire quale sia la giusta dose di panna da mettere sopra la cioccolata calda, affogare nella Nutella qualsiasi tipo di dispiacere. Che tanto la prova costume è lontana e se anche non lo fosse mi allontanerei io. L'umidità e i capelli che non hanno più un senso e oltretutto si bagnano perché io e gli ombrelli non siamo mai andati molto d'accordo. "Volete uscire? Davvero? Ma fa freddo!". Ed ecco che la coperta di pile diventa una seconda casa. Gli abbracci goffi dati con il piumino, che riscaldano il cuore e fanno bene all'anima. Improvvisare viaggi dell'ultimo minuto con la stessa facilità con la quale si respira, sognare ancora una volta Parigi e ripromettersi che un giorno nell'eleganza delle sue strade nuove avventure prenderanno forma. Il giallo, il rosso, l'arancione. Il colore delle foglie, l'aria che ha tutto un altro sapore, le luci. Gli alberi si spogliano e la Città si cambia d'abito. Feste che si susseguono: Halloween, compleanno, Natale. La trepidante attesa di chi in certe occasioni non smette di sentirsi bambina. Intingere le labbra nel vino, perché le migliori serate iniziano sempre così. Il vento che forte e pungente si scontra con le guance, loro che timide accennano un tocco di rosa. Il camino acceso, le castagne, le gambe che senza calze si sentono perse. Trench da sfoggiare, giacca in pelle con cui osare. Il tempo di leggere e di oziare, che non per tutti i viaggi c'è bisogno di un biglietto.


Cioè fatemi capire, ma io dov'ero quando è arrivato l'Autunno?
Probabilmente a ragionare su cosa indosseremo la prossima estate. O a ricordare quella appena trascorsa. E poi non chiediamoci perché una inizia ad avere problemi di bipolarismo e non riesce più a stabilire come debba vestirsi.
Con questo dubbio che mi assale, ritorno a vivermi il presente. Perché la verità è che la Felicità non ha stagione, bisogna solo imparare a riconoscerla.